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Se vuoi diventare un fotografo professionista, devi lasciarti guidare da chi ha esperienza, e tanta, ma tanta, passione. Come Davide Marcesini, che abbiamo intervistato oggi.
Non esiste al mondo una sensazione più piacevole di quella che si prova nel parlare con una persona capace di trasmettere competenza, entusiasmo e passione; preparati, perché al termine di questa intervista a Davide Marcesini sperimenterai esattamente questa sensazione. Davide Marcesini è un fotografo professionista, innamorato in egual misura della fotografia e della scrittura, due passioni che è riuscito a fondere in questi ultimi vent’anni di onoratissima carriera, e che emergono in maniera molto netta dalle sue parole. Oggi lo abbiamo intervistato per due ragioni: la prima, è perché si tratta di un professionista molto stimato dal quale c’è tanto da imparare, che non a caso abbiamo scelto come docente dei nostri Corsi di Fotografia; la seconda, è per presentartelo, perché molto presto esordirà come contributor sul nostro blog. Adesso mettiti comodo, e goditi l’intervista.Ciao Davide e grazie per la tua disponibilità. Iniziamo dalle domande difficili: chi sei e cosa fai nella vita?
Ciao Francesco e grazie a te per l’intervista. Non so se scherzavi, ma questa è davvero una domanda difficile, almeno fatta in questo momento. Sto passando una piacevole “crisi di identità” , il mio lavoro sta cambiando e ho davanti alcune sfide da affrontare. Quindi potrei risponderti in due modi: il classico, fotografo professionista da quasi vent’anni, specializzato in documentazione del territorio, reportage industriale e sportivo, frenetico ideatore di progetti “insensati” come Unpaeseinscala, per il quale ho fotografato quasi diecimila persone in giro per l’Italia, vari volumi fotografici alle spalle, esperienze importanti nella fotografia aerea e sportive, varie serie fotografiche sul Marocco che frequento da anni, docente in corsi e workshop Nikon School. Lavoro sempre più intensamente con il Fai per la documentazione di alcuni siti molto importanti, e porto avanti due progetti di reportage a lungo termine sulla vita in montagna. Ma ci sarebbe anche una seconda versione: tutto come sopra… più la responsabilità dei corsi fotografici di AreaDomani e la scrittura per il mio blog e altre testate di settore che mi sta prendendo sempre di più. Dimenticavo: quest’estate ho anche pubblicato il mio primo ebook per Fotocomefare e il secondo è in uscita a beve. Ovvio che la pressione si faccia sentire, e sono quindi entrato in fase di riorganizzazione! Leggi anche: Fotografia di Still life con Antonio SchiavanoQuali sono le tre caratteristiche fondamentali per diventare un fotografo professionista?
Le tre caratteristiche principali sono…una: passione. Oppure, se ne vuoi davvero tre, ti rispondo passione, passione, passione. Serve anche una serie di altre cose, tutte importanti: ma se non sei disposto a sopportare fatica, studio perenne, orari impossibili e possibili errori, ripartenze continue, non vai da nessuna parte. Solo l’amore per quello che fai ti tiene in costante movimento. E non ti fa mai sentire “imparato”. [Tweet “Solo l’amore per quello che fai ti tiene in costante movimento. @davidemarcesini”]Ti lancio una provocazione: non basta avere una buona macchina fotografica per realizzare ottime foto?
E io rispondo con un’altra provocazione: sì, basta eccome. Avere una buona attrezzatura e saperla usare appena bene permette di ottenere davvero facilmente ottime foto: nitide e perfette. Ma stiamo parlando solo della superficie, dell’aspetto immediato di un’immagine. [Tweet “Serve anche un’idea che richiede una testa dietro il mirino. @davidemarcesini”] Tu scrivi: scrivere e fotografare sono linguaggi molto simili, entrambi usano dei “segni” per raccontare qualcosa. Immagina allora un perfetto racconto, scritto con il miglior software di editing, stampato su carta preziosa e costruito con grammatica e sintassi inappuntabili. Ebbene, mi dirai, non mi hai ancora detto di cosa parla. È proprio questo il problema: avere qualcosa da dire che squarci la superficie e raggiunga l’intimo dell’osservatore/lettore. Se una foto fa questo, funziona. A prescindere dalla sua nitidezza. E nessuna macchina ti può assicurare, da sola, questo risultato.Quanto conta la formazione per un aspirante fotografo professionista?
Conta tantissimo, non finisce mai, qualunque fotografo serio te lo confermerà sempre. Io sono in qualche modo autodidatta: ho sostenuto un esame di Storia della Fotografia alla facoltà di Architettura di Venezia dal quale è nata la mia passione per la fotografia. Poi mi son dato da fare in mille modi, ho chiesto aiuto a fotografi, letto e visto mostre. Ma se tornassi indietro partirei da una buona scuola, si accorciano i tempi e, se la scelta è accurata, si evitano tanti errori e tentativi a vuoto. In Italia siamo spesso indietro ma ultimamente qualcosa si muove. Area Domani è da anni un riferimento per il mondo della moda e della fotografia per tutta la Liguria, ora l’area fotografica ha ricevuto un nuovo fortissimo impulso, abbiamo fatto grandi investimenti nella struttura e nella comunicazione e c’è gran fermento, mi sento coinvolto in una bellissima sfida.Quanto è cambiata la fotografia con l’avvento dei social network, e qual è il tuo rapporto con queste piattaforme?
Ahi! qui mi tocca far ammenda: son passato dall’odio per il digitale alla frenesia per tutte le nuove potenzialità. Io credo di essere fortunato perché l’esperienza fatta con l’analogico mitiga i difetti inevitabili di una tecnologia così potente: lo scatto frenetico, punta e spara, non aiuta la consapevolezza del fotografo, continuo a sforzarmi di scattare come…quando pagavo il rullino! Meno foto, foto migliori. L’enorme interesse che si respira sui social è molto stimolante. [Tweet “La #fotografia per molti è ormai un linguaggio comune, anche se molto poco capito. @davidemarcesini”] Tutti a scuola abbiamo ricevuto nozioni su come leggere un testo, decifrare un linguaggio poetico o fare un tema. Nessuno insegna invece ai ragazzi come funziona il linguaggio fotografico. In questo i social sono un’arma a doppio taglio: da una parte enorme uso della fotografia, dall’altra poca consapevolezza del mezzo. Come sempre, serve formazione!Nella bio riportata sul tuo sito si legge una frase che mi ha molto colpito “Amo accostare parole e immagini, non sono convinto che una foto valga più di mille parole.”. Suonano strane queste parole pronunciate da un fotografo professionista. Come mai questa convinzione?
Perché mi voglio costringere a scrivere! Scherzi a parte: sai che non so da dove esca questa leggenda delle “mille parole”? Il significato di ogni immagine può essere amplificato, approfondito, contraddetto o sminuito secondo il contesto in cui viene letta o le parole che l’accompagnano. Ci sono migliaia decine di studi su questo ma il mito resiste. [Tweet “Parole e immagini insieme hanno una forza sconfinata. @davidemarcesini”] Anche se sono sempre alla ricerca di immagini più efficaci possibili, son convinto che il loro messaggio possa essere molto potenziato dall’accostamento delle parole. Mi è capitato di scrivere dei testi di accompagnamento alle immagini del mio ultimo libro di paesaggio (“Dalla Magra al Golfo dei Poeti” – Gruppo Editoriale Ligure ) e la scrittura mi ha catturato in pieno. Credo che il risultato sia maggiore della somma di testi e foto: una pagina con una buona fotografia ed un testo scritto apposta per essa è una nuova opera unitaria di grande respiro.Grazie al tuo lavoro hai avuto la possibilità di girare il mondo. Quanto ha influito il contatto con altre realtà sul tuo modo di vivere la fotografia?
In realtà non ho girato poi così tanto all’estero. Ho sempre preferito conoscere mondi dietro casa, scansionando passo passo la mia terra e l’Italia. Non è la lontananza che ti mette davanti all’esperienza della diversità. Ogni persona che incontri ti costringe a metterti in gioco. Adoro la fotografia perché mi obbliga alla relazione con le persone. È questo il viaggio. [Tweet “Adoro la #fotografia perché mi obbliga alla relazione con le persone. @davidemarcesini”] Poi lascio che le cose accadano ed ogni incontro porta possibilità nuove. Da incontri diversi è nato il mio lavoro sul Marocco o quello sulle montagne del Friuli e la Valle del Vajont. Da un altro incontro sono iniziati alcuni reportage sulla Sardegna. Da tempo sto lavorando sulla vita di alcune persone che hanno scelta di restare in alta montagna facendo mestieri non proprio “turistici”: dal boscaiolo al guardiano della diga, dal pastore all’alpinista. Non ti sembra una cultura diversa dalla nostra quella di chi fa colazione col caffè corretto al Brancamenta?!? Quando poi ti trovi perso sulle montagne berbere con persone che non parlano nulla di comprensibile e ti metti a mangiare con loro, capisci che gli uomini sono uguali ovunque: cambiano abitudini, religione o gusti sulle donne ma le esigenze fondamentali sono le stesse, amare ed essere amati.Chiudiamo con un’altra domanda difficile. So che per un fotografo ogni scatto è come un figlio, ma se fossi costretto a salvare una sola foto, quale salveresti?
Non ho un “figlio” in particolare, ma sei figli veri sì! Quindi, per trarmi d’impaccio, salvo un bel gruppo di famiglia. Alla fine dei conti sono sempre le più importanti. Non rispondo “professionalmente”, ma spero che qualcosa si capisca ugualmente dalle immagini che ho scelto di corredo per l’intervista. Grazie mille Davide, ti aspettiamo a braccia aperte sul nostro blog, che non può che trarre vantaggio dai tuoi contributi. P.S.: per rispondere alla tua domanda, essendo napoletano, ti dico che il caffè corretto al Brancamenta a colazione è come il cappuccino dopo la pizza: un delitto!Se vuoi diventare un fotografo professionista e imparare a realizzare scatti meravigliosi, scopri il nostro Master di Fotografia!