Come scegliere una font: la guida definitiva

Scegliere la font giusta è fondamentale per la riuscita del progetto grafico.

Molte volte succede che un grafico sprechi un bel po’ di tempo facendo scorrere il menu delle font per trovare quella giusta.

Si procede per tentativi e spesso non si riesce a prendere una decisione. Qualche conoscenza in più sulle font, la loro origine e il loro stile può aiutarci ad abbreviare i tempi e a fare una scelta corretta e coerente.

Ecco perché la font giusta è fondamentale per la riuscita del progetto grafico.

Ogni messaggio, ogni progetto grafico deve avere un suo “stile”. Esistono messaggi seri e istituzionali, messaggi amichevoli, messaggi aggressivi, messaggi che ci emozionano e ci commuovono.

Insomma, proprio come le persone, anche le comunicazioni hanno un “carattere”, e la scelta della font (che in italiano si chiama proprio carattere) è fondamentale.

La coerenza e la sapienza nelle scelte del grafico determinano l’efficacia del messaggio.

L’impatto e l’assertività di questo celebre slogan sono indubbiamente irrobustiti dall’uso del Futura Extrabold condensed.

Ogni font è un “carattere”

La scelta di una font determina una diversa percezione del messaggio da parte di chi legge. La scelta del grafico quindi non deve seguire unicamente il gusto personale, ma ricercare la formalizzazione corretta per headlines, testi, didascalie e sottotitoli, tenendo presente che la font scelta può far cambiare l’atmosfera e la percezione di un messaggio.

Per chiarire il concetto, immaginatevi una persona che dà una notizia triste canticchiandola e sorridendo. E’ evidente che qualcosa non va. Non c’è coerenza tra il messaggio e la sua formalizzazione.

Famiglie di font

Oggi il panorama è sconfinato e le font disponibili sono migliaia. Forse è il caso di cominciare a suddividerle in grandi famiglie, e comprendere che ogni font ha un suo stile e un suo preciso “tone of voice”.

Possiamo cominciare identificando due grandi famiglie: Serif e Sans Serif.

Questi due termini indicano i font cosiddetti “graziati” e i font a “bastone“. Il termine serif indica la “grazia”, e cioè quel piccolo ma determinante elemento decorativo e strutturale che crea piedistalli e terminazioni grafiche nella struttura della lettera.

I caratteri graziati hanno inoltre numerose sottocategorie (Romani antichi, transizionali, moderni, egiziani) che li classificano in base alle soluzioni grafiche e alla loro comparsa nella storia tipografica.

Tra le più celebri font Serif ricordiamo il Times, il Garamond, il Baskerville, il Palatino, il Bodoni.

Tra i Sans Serif (a titolo esemplificativo) citiamo l’Helvetica, il Futura, l’Arial, il Forma, l’Universal.

 

Nell’immagine, una font Serif romana moderna (Bodoni) che si ispira ai caratteri lapidari delle iscrizioni romane, una fontSerif transizionale (Times) ed una font Sans Serif (Helvetica).

I sans serif hanno anche declinazioni cosiddette “grottesche”. Si tratta di varianti introdotte tra Ottocento e Novecento, con l’obiettivo di dare più forza e più visibilità ai testi (in genere titoloni nei giornali o slogan pubblicitari).

Possiamo poi annoverare le font di ispirazione gotica (Fraktur, Frankfurter, e Textura, come per esempio il Monotype Goudy Text, disegnato da F. Goudy nel 1928 rifacendosi ai caratteri della Bibbia stampata da Gutenberg).

Esistono poi le font definite “Script” che simulano o si rifanno alla scrittura calligrafica corsiva. Vanno dalle più tradizionali e regolari (Ambassador, Edwardian,  per esempio)

Per finire, racchiudiamo impropriamente in un unico gruppo le migliaia di font “fantasia” che ricercano l’originalità e la creatività. Titoli di film e di libri, copertine di LP sfruttano spesso font disegnate ad hoc.

Nel manifesto di un celebre film del 1986, il titolo utilizza uno “script” per rendere la scritta più “sensuale”

Leggibilità della font e leggibilità del testo

Non dimentichiamo che quasi sempre la leggibilità è l’obiettivo principale. Ciò significa che a volte dobbiamo rinunciare a un font “più bello” e sceglierne uno più leggibile. La leggibilità di un font (legibility) è determinata dal disegno di ogni singola lettera, dal rapporto tra chiari e scuri, dalla dimensione degli occhielli. Anche la semplicità di lettura del testo (readability) è influenzata dalla font e dall’uso corretto di tutte le sue variabili.

Le variabili nell’uso di una font

Ci sono molti elementi che possono contribuire alla leggibilità di un testo.Una volta scelta una font, possiamo ancora intervenire su molti aspetti della composizione del testo. Le variazioni di questi “parametri” possono diventare determinanti per favorire la leggibilità.

Per prima cosa dobbiamo tenere presente che le principali font sono “famiglie” all’interno delle quali troviamo il font declinato in varie configurazioni e vari spessori.

Parole come extrabold, bold, regular, book, light, thin, italic designano proprio le varianti di un font.

Successivamente, nell’immaginazione, possiamo controllare e intervenire su vari aspetti:

Corpo

È la dimensione del carattere. E’ implicito che i corpi piccoli complicano la lettura. Si tende a identificare il corpo 8 come la prima dimensione accettabile per una lettura fluida (le istruzioni dei medicinali e le clausole delle polizze assicurative possono arrivare al corpo 6), ma possiamo dire che libri e magazines dovrebbero contenere testi in corpi che vanno dal 10 al 12. Per i titoli occorre scegliere corpi di dimensione maggiore.

Colore

La scelta del colore e il suo rapporto con lo sfondo sono fondamentali. Intuitivamente si comprende che un testo grigio è meno leggibile di un testo nero. L’utilizzo dei colori nella grafica è fondamentale!

Se lo sfondo o la font sono colorati, sarà necessario vigilare sul rapporto tra i colori evitando accuratamente gli accostamenti che possono danneggiare nitidezza e visibilità (un testo scritto in rosso su un fondo blu o verde non è quasi leggibile.

La cosa migliore è sempre procedere per tentativi, verificando l’effetto delle nostre scelte.

Kerning

È l’accostamento tra i caratteri. Un kerning elevato con le lettere molto ravvicinate tra loro può in alcuni casi avere senso se stiamo realizzando un logo o una headline, ma diventa un killer per la lettura del testo.  

Interlinea

È lo spazio tra una riga e l’altra. Anche in questo caso, righe troppo ravvicinate possono influire negativamente sulla leggibilità.

Come regola generale diciamo che l’interlinea dovrebbe essere superiore alla dimensione del font. Ma la grafica non è una scienza esatta e le regole possono essere eluse se il nostro progetto grafico lo consente o lo richiede.

Impaginazione

Il testo può essere gestito e impaginato con varie modalità (a blocco, a bandiera, a epigrafe).

L’impaginazione a bandiera è ritenuta, a ragione, quella che facilita maggiormente la lettura, tuttavia giornali, libri e magazine utilizzano quasi sempre stesure a blocco, esigenza data anche dal risparmio di carta.

Se vogliamo rendere ottimale la stesura di un testo a blocco, prevediamo l’eliminazione della sillabazione. In questo modo otterremo un testo senza spezzare le parole con gli “a capo”.

Giustezza

Si definisce giustezza la larghezza di una colonna di testo. Una giustezza eccessiva (righe troppo lunghe) può influire negativamente sulla leggibilità perchè aumenta la possibilità di “perdere il filo”:

La stessa font, lo stesso corpo, ma variano kerning e interlinea.

Abbinare diverse font tra loro

Quando realizziamo un progetto grafico, decidiamo accuratamente i font da impiegare. Una sola famiglia può essere sufficiente, considerando tutte le varianti presenti, ma in alcuni casi può essere utile abbinare due famiglie di font (per esempio possiamo usare un font per titoli e sottotitoli ed un altro font per il testo corrente, le didascalie e i sommari. In questo caso è in gioco il gusto e la cultura del grafico.

Possono essere interessanti abbinamenti di font Sans serif per i titoli con font graziate per i testi. Il corsivo può essere impiegato per le didascalie, che in genere dovrebbero essere di corpo inferiore a quella del testo corrente.

Imparare dagli altri

L’abilità di un grafico nell’uso delle font dipende dalla sua capacità di osservazione. Quando vediamo un’impaginazione che ci piace, che soddisfa il nostro occhio, che apprezziamo per eleganza e leggibilità, proviamo a prendere nota delle variabili utilizzate in modo da poterle riproporre nel nostro progetto. Non si tratta di “copiare” ma di imparare da chi ha più esperienza e di comprendere i criteri di efficacia per farli nostri.

Con i grandi classici non sbagli mai, se siamo alle prime armi e non abbiamo ancora l’autorevolezza sufficiente per scegliere una font, scegliamo le font tradizionali, i grandi classici che “non tradiscono mai”.

Per i sans serif, per esempio Helvetica e Futura, oppure se cerchiamo un sans serif meno rigido e più elegante possiamo scegliere il Frutiger o il Gill Sans.

Per i caratteri Serif alcune superstar sono il Times, il Garamond, il Bodoni, il Caslon, il Century, il Baskerville. Tutti grandi protagonisti dell’editoria e della stampa.

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