Conosciuto anche come l‘occhio del secolo, il foto-reporter più importante di tutti i tempi tanto da meritarsi l’appellativo di pioniere del foto-giornalismo di inizio novecento. Parliamo del maestro della fotografia Henri Cartier-Bresson.
Se si fanno un po’ di ricerche su questo personaggio della
fotografia internazionale, si scoprono davvero cose interessanti: è uno dei maestri più citati, più osannati di tutti i tempi. Il perché è facile da scoprire, i suoi lavori sono piccoli dipinti di spaccato quotidiano, luci ed ombre di avvenimenti quotidiani e straordinariamente sospesi nel tempo e nello spazio.
Il padre della fotografia di strada ha tantissimo da insegnare. Ecco 10 lezioni che possiamo imparare da lui!
Inizialmente totalmente disinteressato alla potenza evocativa della fotografia,
Bresson infatti è attratto, durante gli studi giovanili, soprattutto ai pittori surrealisti. È nel 1930, durante una prima visita in Costa d’Avorio, che munito di macchina fotografica, che scatta qualcosa in lui. Al ritorno da quel viaggio, comincia la sua carriera e la sua continua ricerca per l’autenticità ed il realismo fotografico. Quali sono le lezioni che ci lascia il grande maestro?
Mai dimenticare di porre il focus sulla geometria
Una caratteristica peculiare di
Henri Cartier-Bresson è proprio il porre focus sulla struttura geometrica dello scatto. La geometria viene applicata agli scatti dal maestro in modo poetico e passionale: verticalità, orizzontalità e linee diagonali, curve ed ombre che raccontano la strada ed i suoi protagonisti. Come applicarlo alla propria
tecnica fotografica? Semplice? Non bisogna fermarsi a quello che offre il paesaggio ma fissare delle proprie geometrie, la propria forma al mondo, ed applicarla senza fronzoli. In modo netto e pulito, asciutto e diretto, prestando particolare attenzione alle cornici. Incorniciare un’immagine con un’immagine reale diventa la vera sfida, continuando a rispettare la geometria della collocazione dei diversi protagonisti del quadro visuale. Ci riuscirai? Bresson era un maestro per questa sua capacità (quasi) innata!
Le vere armi di un fotografo sono la pazienza ed i viaggi
Più che per qualunque altro artista, la capacità di essere paziente nell’aspettare lo scatto giusto piuttosto che quella di viaggiare con la mente e di poterlo fare fisicamente, contano tantissimo. Il maestro parlava di cogliere
il momento decisivo quello in cui ciò, indipendentemente dallo spazio e dal tempo, dal luogo preciso in cui si è. Estemporaneità. Pazienza nell’attendere il momento, quello giusto.
La fotografia è un esercizio di precisone, potenza dell’espressività e di attesa per ottenere il TUO scatto. Questo è quello che intendeva sostenere Bresson era proprio questo: il vero fotografo ha la pazienza di attendere per lo scatto perfetto, dove ogni elemento stilistico ed i protagonisti, sono esattamente dove devono essere. Non sparare a caso, insomma. O, anche se lo fai, fallo con metodo!
I viaggi, mentali e fisici, sono una storia a parte: il maestro Bresson ha viaggiato in lungo ed in largo per l’intero globo terrestre. Ha immortalato paesaggi e personaggi in tutta Europa, in Cina ed Africa. Ha catturato frangenti e momenti diversi in ogni angolo del mondo e li ha regalati all’umanità. Ma anche in casa ha saputo immortalare scene di vita quotidiana dal sapore estemporaneo. Questo insegna che non importa il luogo vicino o lontano, ma ogni attimo è importante per poter scattare la giusta fotografia. L’importante è l’
immersività che il fotografo riesce ad avere con il contesto, il luogo, le usanze e la cultura del posto in cui decide di scattare. Viaggiare è fondamentale per la pratica fotografica, ricorda Bresson. Ti insegna infatti a mescolare la tua cultura con le altre e ad apriti al cambiamento. Aprire mente, cuore ed occhi a nuovi paesaggi proprio come hanno fatto
i nostri allievi.
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Immagine in evidenza: Di Maurizio Zanetti – Flickr: Henri Cartier-Bresson, CC BY 2.0