Ecco alcune semplici regole per affrontare l’ideazione e la progettazione di un logo. Dall’individuazione del “tema” al trattamento grafico.
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1 Cos’è un logo?
Il logo è il simbolo grafico che rappresenta una azienda, un ente, una associazione o anche l’attività di una singola persona. La sua importanza è grandissima, perché il logo è l’immagine di una impresa o di un’istituzione. In pratica è la sua faccia, ciò che la rende riconoscibile dal pubblico.
Oggi si usa il termine “logo” per definire tutti gli emblemi o i simboli aziendali ma sarebbe più corretto usare il termine “marchio”. Il termine “logo” infatti è una contrazione del termine “logotipo” che deriva dall’unione delle parole greche lògos (λόγος «parola» ) e typos (τύπος «lettera»).
Quindi, sintetizzando, nel simbolo di un’azienda possiamo dire che l‘immagine è il marchio e la scritta è il logotipo. Con il termine più generico di “logo” oggi descriviamo l’insieme di questi elementi.
2 Quali sono le caratteristiche di un logo efficace?

Ogni logo deve essere progettato con cura e sapienza, avendo ben presenti una serie di obiettivi:
a) Visibilità – Questo obiettivo si ottiene puntando su forme semplici e ben definite, armoniche e gradevoli alla vista. La teoria della Gestalt (psicologia della forma) ci insegna che il nostro occhio apprezza particolarmente le forme semplici, armoniche e ben equilibrate, che riesce a percepire senza difficoltà.
b) Comprensibilità – Il logo efficace deve anche trasmettere un messaggio e ciò che rappresenta deve essere comprensibile. Molto spesso i loghi riprendono oggetti reali (animali o cose) fornendone una stilizzazione grafica. Anche nel caso che si scelga un segno astratto, sarà necessario che esprima un contenuto a livello simbolico (l’unione, l’equilibrio, la forza ecc)
c) Memorizzabilità – Ovvero la capacità di “colpire” e di “restare impresso” nella memoria. Anche in questo caso la strada è quella della semplicità e della ricerca di forme essenziali, puntando se possibile anche sull’originalità del nostro progetto (non deve assomigliare ad altri loghi) e se possibile sulla sua “unicità”.
3 Dalla carta al computer

Nei corsi di Grafica istituiti da AreaDomani, si punta molto sulla partenza manuale e sulla progettazione spontanea partendo dalla matita e dal semplice foglio di carta.
La cosa può sembrare strana in una scuola che ha una tra le migliori dotazioni tecnologiche e informatiche in Italia, ma tutte le conoscenze sull’apprendimento ci dicono che è importante cominciare ad usare il computer come “strumento per realizzare le idee” e non come “luogo in cui far nascere le idee”.
Si punta, in sostanza, che il processo creativo avvenga totalmente all’interno del nostro sistema cognitivo.
Si comincia identificando un tema o un oggetto da rappresentare, si realizzano numerosi schizzi, cercando di concepire anche una possibile costruzione geometrica del logo in questione.
4 Formati immagine e formati vettoriali
Una volta trovata la forma soddisfacente si passa alla vera e propria costruzione geometrica, in cui vengono definiti esattamente ingombri e proporzioni, inclinazione e curve del logo.
Qui entra in scena il grande mondo della computer grafica: Photoshop e Illustrator ci guideranno alla realizzazione esecutiva del nostro logo. Con Photoshop otterremo un file in formato immagine (jpg, tiff, png ed altri), mentre Illustrator ci restituirà il nostro logo in formato “vettoriale” trasformando il nostro disegno in tracciati matematici.
In formato vettoriale il nostro logo potrà essere ingrandito a volontà senza perdita di risoluzione.
5 Quante applicazioni ha un logo?

Quando progettiamo un logo dobbiamo sforzarci di immaginare le applicazioni più disparate. Se infatti, in una fase iniziale, un logo finisce quasi esclusivamente su una carta da lettere e su un biglietto da visita, i suoi sviluppi possono essere praticamente illimitati.
Un logo può diventare un’insegna, può essere applicato su automezzi e abbigliamento, può essere impiegato per firmare pubblicità e messaggi, ma può anche diventare un timbro, una stampigliatura a fuoco, una pressofusione a caldo, un’incisione su cristallo o su metallo.
Se pensiamo a tutte queste possibilità ci risulta evidente perché un logo deve essere chiaro, semplice e “pulito”, ed è sempre corretto pensare ad un logo in bianco e nero, collaudarlo nella versione positiva e negativa e successivamente decidere eventuali colori.
6 Quanto costa un logo?

Quanto costa il viso di una persona? Quanto è importante per una persona avere la faccia che ha? La risposta potrebbe essere “il mio volto non ha prezzo”. L’identità ha un valore immenso, è “il nostro modo di essere nel mondo”.
Potremo quindi dire, idealmente, che un marchio ha un valore immenso. Naturalmente ogni proposta commerciale va valutata in base al suo destinatario, ma non dimentichiamoci che anche per un bar o per un negozio, il logo può essere di vitale importanza per raccontare chi sei.
L’importanza dell’iconismo visivo era un concetto ben compreso dall’imprenditore Phil Knight che nel 1971 commissionò alla giovane grafica Carolyn Davidson la creazione di un nuovo logo per valorizzare il modello “Nike”. Carolyn creò il famosissimo “swoosh” che le venne pagato 35 dollari.
Sin dal suo debutto quel logo è diventato un “assoluto” nel mondo dello sport. Nel 1980 aveva conquistato il 50% del mercato americano delle scarpe sportive e si avviava alla leadership mondiale.
Nel 1983 Nike ha finalmente compreso il valore del suo logo (e del lavoro del graphic designer) e ha premiato Carolyn Davidson con un anello con il logo Nike e un pacchetto azionario del valore di circa 650.000 dollari.
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